TACUINUM SANITATIS

È un trattato sulla conservazione della salute scritto nell’11. secolo da Ibn Butlan, medico di Bagdad. Costui, allievo di Ibn el Taijib, esercitò la medicina a Mossul, a Diyarbekir e Aleppo. Nel 1047 si recò in Egitto, fu a Costantinopoli e Antiochia dove si ritirò in convento. Morì non prima del 1068.
L’autore si ispira alla concezione aristotelica dell’uomo e del mondo. Essa fa risalire tutti i fenomeni, anche quelli riguardanti la salute, ai
quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco), alle quattro qualità (freddo, umido, caldo, secco) ed alle loro combinazioni.

Il testo propone sei elementi necessari per il mantenimento quotidiano della salute: il bere ed il mangiare, l’aria e l’ambiente, il movimento ed il riposo, il sonno e la vigilia, le secrezioni ed escrezioni degli umori, i movimenti o affetti dell’animo. Secondo Ibn Butlân, le malattie nascono dall’alterazione nell’equilibrio tra questi elementi, e di conseguenza si consiglia la vita in armonia con la natura per conservare o recuperare la salute.

Il titolo originale è Taqwin al sihha (Tavole della salute). Il termine “tacuinum” (cioè tavole) si riferisce alla chiarezza e sintesi del testo. Lo stesso autore infatti dichiara di voler fare opera divulgativa ed accessibile a tutti. Ogni foglio contiene una miniatura e una legenda in cui s’indica la natura dell’elemento, le caratteristiche per cui può giovare alla salute umana, i benefici che produce, i danni che può causare e come porvi rimedio.

Non si conosce la data precisa della traduzione dall’arabo in latino dell’opera di Ibn Buṭlān, ma sicuramente fu tradotto più volte in latino ed introdotto in Europa almeno a partire dal 12. secolo. Ebbe un grande successo e duratura fortuna. Restò popolare fino al 15. secolo ed è a quest’epoca che risalgono i più bei codici miniati.

Nel 16. secolo il TS giunse ad avere una versione a stampa, illustrata da incisioni, poi fu l’oblio completo. Solo dalla metà del 19. secolo i manoscritti del Tacuinum cominciarono ad essere rivalutati e studiati, sia dal punto di vista della storia della medicina, che da quello della storia dell’arte.

Il testo, come l’autore stesso dichiara, è volutamente sintetico, ma le tavole che lo accompagnano offrono uno spaccato di un’epoca in tutti i suoi aspetti. Le rappresentazioni chiare e colorate sono vere e proprie istantanee che ci restituiscono la vita di tutti i giorni in un’epoca così lontana e diversa dalla nostra.

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Forse, però, colpisce ancora di più scoprire l’attualità di idee e concezioni antiche di quasi un millennio. Partendo dal concetto stesso di “conservazione della salute” ossia di “prevenzione”, scopriamo poi che la gente, almeno quella che poteva permetterselo, si preoccupava della salute e, potremmo dire, della “fitness” quanto i nostri contemporanei.

Ci possiamo stupire di come già fosse nota l’influenza delle emozioni e della tensione nervosa sull’equilibrio fisico e di come non fossero ignorati i danni che possono provocare la trascuratezza dell’igiene e l’inquinamento.

Si tratta di temi così moderni che si stenta a credere potessero occupare la mente degli uomini medioevali. Eppure molti testi medici e le stesse leggi dell’epoca sono lì a darcene testimonianza.

Serena Boccardo ha incontrato il TS ancora bambina sulle pagine di una rivista e ne è rimasta molto colpita. Da allora ha sempre cercato di approfondirne la conoscenza e se ne è ispirata nel suo lavoro di illustratrice, narratrice di storie e creatrice di personaggi.

Solo recentemente però ha affrontato direttamente la creazione di un proprio “Taquinum”, come una costola o uno “spin off” delle sue storie. Ha infatti attribuito la paternità del testo da lei riveduto ed integrato ad un personaggio da lei stessa creato, dottore e “casualmente” omonimo dell’autore originario, il vecchio Ibn Butlan.

Le illustrazioni presentate in mostra non sono una coppia pedissequa di uno o più originali. L’autrice le ha rivisitate a suo gusto e piacimento. Le ha popolate di personaggi umani e animali, di particolari, ma soprattutto ne ha variato l’ambientazione ispirandosi alle libere associazioni della sua fantasia. Se non è riuscita ad emulare la sublime semplicità delle miniature medioevali ha sicuramente dato vita ad un caleidoscopio di quadretti vivacissimi soprattutto nella parte dedicata agli alimenti.

Anche il testo – molto limitato nell’originale – è stato riscritto ed ampliato, cercando però di mantenersi fedele alle conoscenze dell’epoca. A tale scopo scopo si sono lette e studiate le opere di Ippocrate, Galeno, Avicenna, Al Razi, senza dimenticare le dottoresse della scuola di Salerno e Hildegarde di Bingen.